domenica 16 agosto 2015

Cha no yu

Una questione privata


In questi anni ho avuto la fortuna di assistere molte volte, sia in Italia che in Giappone, alla preparazione del tè, mi sono occupata in diverse occasioni di cha no yu e ho organizzato degli incontri-dimostrazioni o dei piccoli corsi presso Doozo con praticanti della scuola Urasenke e della scuola Ueda, ma sento che dopo ieri è cambiato qualcosa nella mia personale visione della Via del Tè.

Fino ad ora ho partecipato alla preparazione del tè in situazioni molto formali o in dimostrazioni pubbliche, mentre ieri eravamo solo io e altre quattro amiche, in casa, in un'atmosfera rilassata e serena.

La casa, che tutti chiamano a ragione Paradise, è nella zona di Ichijōji, vicino al tempio Enkōji, a nord-est della città. Sia in cucina che nella stanza con i tatami al piano di sopra ampie finestre regalano una vista incredibile su Kyōto e sulle dolci montagne che la circondano. Sembra di essere davvero in paradiso e di poter guardare tutto dall'alto con una pace non umana.


 

Appena arrivate, per prima cosa abbiamo cominciato a tirare fuori tazze e utensili mangiando una torta.




Dopo vari dolci e tante chiacchiere, sono iniziati i preparativi: abbiamo sistemato il braciere, portato le tazze al piano di sopra, preparato l'acqua, i dolci, messo il tè maccha nella scatolina (cha-ire). 

















Poi alternativamente abbiamo cominciato a preparare e bere il tè. Dalla finestra che occupa l'intera parete entrava la luce arancione del sole del tardo pomeriggio, era così forte che quasi non si riuscivano a vedere nel dettaglio i gesti della preparazione.

Dopo aver indossato lo yukata ho preparato anch'io il tè per gli altri. 

È stata la mia prima volta perché fino a ieri avevo sempre fatto solo da ospite, cioè avevo solo bevuto il tè che mi veniva preparato da praticanti esperti. Forse perché erano situazioni formali, non saprei, fatto sta che nessuno prima d'ora si era mai offerto di farmi provare. Invece ieri, tra una chiacchiera e l'altra, tra un dolce, una risata e un silenzio, Izumi mi ha insegnato come fare, con la sua voce dolce e paziente, seguendo passo dopo passo tutti i miei gesti. 

Ho letto tanto sul cha no yu, sul purificare la mente e il cuore preparando il tè, sull'identità tra Zen e Tè e ho sempre amato tutto questo alla follia. In più pratico meditazione zen e yoga da anni. Insomma, quello che voglio dire è che non sono una novizia della teoria del cha no yu e che grazie alla meditazione sono anche abbastanza abituata a fermarmi, a esercitarmi nel purificare la mente e calmare il kokoro, a far scivolare i pensieri, a sentire il corpo, controllare i gesti, fare attenzione ai piccoli movimenti, al silenzio e all'immobilità. 

Eppure, nonostante tutto questo, la sensazione di ieri è stata nuova, fortissima. Era come galleggiare nella luce del sole, come se il tempo fosse completamente fermo e i pensieri andati chissà dove, ma senza alcuno sforzo e alcuna intenzione. Mi è sembrato che venti minuti fossero giorni, e pieni di tutto. 

Dopo aver finito, quando la testa ha ricominciato a pensare, ho ricordato Tollini che ne La cultura del Tè in Giappone e la ricerca della perfezione scrive:

紅炉上一点雪 (sul braciere rovente un fiocco di neve)
Quando un fiocco di neve cade su un braciere rovente, immediatamente si dissolve. Allo stesso modo, al chajin impegnato nella preparazione del Tè, quando viene un pensiero lo lascia svanire proprio come il fiocco a contatto con il fuoco.

Quello che doveva essere un pomeriggio si è allungato, è continuato fino a sera, fino a notte, quando ormai eravamo tutte uno sbadiglio e un appoggiarci sempre più ai cuscini. 
Abbiamo fatto le ore piccole a preparare e bere tè. Cosa può esserci di meglio? Meglio di un sabato a praticare un cha no yu intimo, per il piacere di bere e offrire il tè e per il piacere di stare insieme, in maniera rilassata, chiacchierando e imparando l'una dall'altra tempi e movimenti?

Ho avuto la sensazione di essere più vicina che mai a un'essenza, a un risveglio, molto più ora che in tutte le volte in cui ho assistito a preparazioni precise, formali e rispettose delle regole in ogni dettaglio. 

La Via del Tè, come scrive Tollini, è certamente una ricerca della perfezione, ma almeno per me, dopo ieri, è prima di tutto la ricerca di una felicità privata.