Gli altri traduttori (e io)
L’inizio di un nuovo libro
Spesso, mentre traduco un
libro, leggo libri sulla traduzione.
Le parole di traduttori esperti ed autorevoli mi aiutano a tenere viva la riflessione sul lavoro che sto portando avanti, e mi fanno sentire protetta, come se un maestro fosse sempre lì a seguirmi, ammonirmi, incoraggiarmi, illuminarmi.
Le parole di traduttori esperti ed autorevoli mi aiutano a tenere viva la riflessione sul lavoro che sto portando avanti, e mi fanno sentire protetta, come se un maestro fosse sempre lì a seguirmi, ammonirmi, incoraggiarmi, illuminarmi.
Tanti momenti di sconforto
li ho superati così. Ricordo, in particolare, Letteralmente
a pezzi di Daniele Petruccioli, il racconto ironico delle difficoltà da lui
incontrate nel tradurre Lettere di
Mark Dunn per Voland. Poche pagine che mi risollevarono da uno stato
traduttivo-depressivo-ossessivo (Non so
fare questo lavoro, basta, lascio tutto, mi metto a fare la cuoca in un
ristorante giapponese).
In questi giorni, come compagno per la nuova traduzione, ho scelto il libro Sul tradurre. Esperienze e divagazioni militanti di Susanna Basso.
L’ho adorato subito, fin
dall’incipit:
Tradurre è bellissimo in autunno, quando le giornate diventano più
corte e accendo la luce sul mio libro sempre prima. La luce naturale un po’ mi
deconcentra; illumina anche il resto della stanza, tutti gli altri libri, i
mobili, le tende. Qui sotto invece, in questo cerchio chiaro che mi isola,
siamo davvero sole, le frasi e io.
Poco dopo, parlando delle
sue prime traduzioni, Susanna Basso dice:
Dovevo ancora accettare la lentezza che la traduzione impone; ricordo
che cercavo di escogitare sistemi per accelerare i tempi. Ero convinta che
l’esperienza mi avrebbe resa più veloce.
Ho avuto la sensazione che
un pensiero nascosto da qualche parte dentro di me maturasse all’improvviso e
venisse finalmente allo scoperto.
Ogni volta che comincio un
nuovo lavoro mi ripeto: «Ormai sono più esperta, sarò più veloce» e ogni volta
mi sbaglio. La traduzione ha i suoi tempi, che fino ad ora non sono mai
riuscita a forzare. Ho sempre vissuto questa impossibilità con un senso di
colpa e di inadeguatezza, ma qualche giorno fa, leggendo le parole di Susanna Basso, mi è scesa
una strana calma, come un sentimento di riappacificazione, non so, come se
fosse la mattina di Natale, fuori nevicasse dolcemente e io fossi in casa
seduta al caldo davanti al camino (che, tra parentesi, non ho mai avuto in vita
mia, ma insomma immagino sia bello).
Ho poi scoperto che l’esperienza non accelera affatto i tempi del
lavoro, ma cura l’impazienza e il bisogno che il telefono squilli.
Allora questo nuovo libro, 朴歯の下駄 Hooba no geta di Noguchi
Akiko, vorrei portarlo avanti con il piede giusto. Fin dalle prime pagine ho
sentito che la voce delicata di questa donna richiederà tempo per essere capita
e tempo per essere resa. Ma, diversamente dal solito, è stato un pensiero
sereno, caldo, privo di ansia. Questa volta vorrei esercitare con più amore
quelli che forse sono i miei unici talenti, la pazienza, la costanza, la lentezza.
Saremo «davvero sole, le frasi e io», e – confesso – ora non potrei immaginare
per me nessun conforto migliore.
Noguchi Akiko 野口昭子 |
3 commenti:
Sono stata dolcemente trasportata nell'atmosfera che attornia questa traduttrice, l'incanto, il timore, gli abissi e la luce che non immaginavo tipici di questo lavoro a me sconosciuto, ma così tanto prezioso per la mia sopravvivenza come lettrice appassionata. Ho capito forse qualcosa con la poesia di questo articolo...gliene sono grata.
Grazie a te, davvero, per la lettura attenta di quello che scrivo e per la comprensione di quello che provo!
Da scrittore incallito di lettere, quelle vere con foglio e stilografica, mi sono ritrovato perfettamente nella magia del cerchio di luce, che isola piacevolmente e ti coccola. E poi la lentezza...
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